Diario del saccheggio

Pretesto cinematografico per uno spunto di riflessione: parliamo di un documentario che a noi italiani apparirà per forza di cose molto attuale ed emblematico, a dispetto del fatto che tratta argomenti accaduti un bel po' di tempo fa e altrove. Parliamo di Diario del saccheggio, titolo originale Memoria del saqueo, di Fernando Solanas, una produzione franco-argentina del 2004, distribuito in Italia da Fandango.

Fernando Solanas (Buenos Aires, 1936) è autore e regista cinematografico e teatrale, musicista, attore, pubblicitario e fumettista. Diventa famoso in tutto il mondo con il film manifesto L’ora dei forni (1968) dedicato all’ondata rivoluzionaria che scosse l’America Latina alla fine degli anni Sessanta. Costretto a lasciare l’Argentina dopo il colpo di stato militare del 1976, vive esiliato in Francia fino al 1984. Ritornato in patria si consacra tra i migliori autori cinematografici internazionali con una serie di film premiati a Venezia, Cannes e Berlino. Nel 1989 denuncia il tradimento del presidente Menem nei confronti dell’elettorato argentino e gli atti aberranti commessi in nome delle privatizzazioni, e nel 1991 subisce un attentato. Recentemente è stato in Italia per presentare il documentario La tierra sublevada: oro impuro dedicato allo sfruttamento delle miniere andine. Da qualche anno si dedica specificamente alla politica: denuncia la devastazione ambientale e le nuove oligarchie legate al business estrattivo che sventrano le montagne, inquinano le acque e diffondono cianuro.

Diario del saccheggio colpisce non solo per la sua carica emotiva, ma anche per la lucidità con cui vengono raccontate storie vere: le trame segrete della mafiocrazia argentina e l’alleanza spuria tra le corporazioni politiche e sindacali, il potere giudiziario, le banche, le multinazionali e gli istituti finanziari internazionali. E’ una vicenda universale che non tocca solo l’Argentina. E’ un film con una decisa vocazione pedagogica, e per questo piacerà a chi vuole comprendere.

La globalizzazione banalizza, disperde e confonde l’informazione, crea pericolose zone di amnesia collettiva; questo film, invece, è una lotta della memoria contro l’oblio. E’ concepito come un viaggio attraverso l’allucinante realtà argentina. La macchina da presa si muove in maniera oggettiva, cercando di descrivere gli astratti scenari del potere.

Diario del saccheggio colpisce non solo per la sua carica emotiva, ma anche per la lucidità con cui vengono raccontate storie vere: le trame segrete della mafiocrazia argentina e l’alleanza spuria tra le corporazioni politiche e sindacali, il potere giudiziario, le banche, le multinazionali e gli istituti finanziari internazionali. E’ una vicenda universale che non tocca solo l’Argentina. E’ un film con una decisa vocazione pedagogica, e per questo piacerà a chi vuole comprendere.
La globalizzazione banalizza, disperde e confonde l’informazione, crea pericolose zone di amnesia collettiva; questo film, invece, è una lotta della memoria contro l’oblio. E’ concepito come un viaggio attraverso l’allucinante realtà argentina. La macchina da presa si muove in maniera oggettiva, cercando di descrivere gli astratti scenari del potere.

Ma sentiamo cosa dice il regista, Fernando Solanas: "Come è  potuto succedere che, a un certo punto della sua storia, il ‘granaio del mondo’ abbia sofferto la fame? Che siano morti di fame migliaia di bambini? La tragedia che noi argentini abbiamo vissuto con la caduta del governo De La Rua mi ha spinto a tornare alle origini, quando la ricerca di una identità politica (e per me anche cinematografica) e la resistenza alla dittatura militare mi spinsero, alla fine degli anni Sessanta, a realizzare il mio primo film, L’ora dei forni. Dopo di allora la situazione cambiò. In peggio. L’Argentina è stata devastata da una forma di aggressione silenziosa e sistematica che ha lasciato sul campo più vittime di quelle provocate dalla dittatura militare e dalla guerra delle Malvine. Nel nome della globalizzazione e del più selvaggio liberismo, le ricette economiche degli organismi finanziari internazionali hanno portato al genocidio sociale e al depauperamento della nazione. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, assieme ai loro mandanti, sono stati i principali complici dei governi di Carlos Menem e di De La Rua: nel tentativo di accaparrarsi le straordinarie ricchezze dell’Argentina, hanno imposto piani neorazzisti che hanno soppresso i più elementari diritti sociali condannando milioni di persone alla denutrizione, ad una vecchiaia prematura e a infermità incurabili. E’ stato un crimine contro l’umanità in tempo di pace. Memoria del saccheggio è il mio personale contributo al dibattito  internazionale attualmente in corso, certo come sono che, di fronte ad una globalizzazione sempre più disumana e disumanizzante, ‘un altro mondo è possibile’ ".


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