Ha stato Putin?

Non è che lo dice un filoputiniano o un complottista da quattro soldi, complice della barbarie russa. Lo scrive nel suo libro “La grande scacchiera, l'America e il resto del mondo” del 1997 nientepopodimeno che Zbigniew Brzezinsky, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America durante la presidenza di Jimmy Carter, dal 1977 al 1981.
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"(…) Il testo di Brzezinski eserciterà un'influenza decisiva sulla visione americana della Russia durante gli anni di Clinton e Bush. Di origine polacca, egli è molto vicino all'ambiente dei nazionalisti baltici antirussi. Ex democratico passato ai repubblicani per poi riavvicinarsi a Obama, Brzezinski conosce bene l'establishment di Washington e possiede una rete di contatti molto influenti in tutti i think tank conservatori americani, democratici e repubblicani. Ha seguito la stessa carriera di Madeleine Albright, segretaria di Stato di Bill Clinton, di origine ceca, che fu fortemente antirussa e antiserba durante la guerra in Jugoslavia.
«L'Eurasia resta la scacchiera sulla quale si svolge la lotta per il primato mondiale» scrive, per poi dichiarare che «l'obiettivo di questo libro è di riformulare una politica geostrategica sul continente euroasiatico coerente per l'America».
Come osserva Gabriel Galice (La crise ukainienne dans une perspective étasunienne et la problématique de l’empire), "le ipotesi e i ragionamenti sono di grande rigore intellettuale. L’Eurasia è centrale, l'America deve esservi presente per dominare il pianeta, l'Europa è la testa di ponte della democrazia in Eurasia, la Nato e l'Unione europea devono di conseguenza estendere la propria influenza in Eurasia, gli Stati Uniti devono giocarsi simultaneamente la Germania e la Francia (carte delle rispettive zone di influenza alla mano), alleati fedeli anche se ciascuno a modo suo, irrequieti e capricciosi». Il "perno geopolitico" ucraino è oggetto di un'approfondita analisi: «Dal 1994 Washington accorda priorità ai rapporti con l’Ucraina. Tra il 2005 e il 2010, l’Ucraina potrebbe a sua volta trovarsi nella situazione di imbastire delle trattative in vista di un suo ingresso nella UE e nella Nato».
Vent'anni dopo possiamo dire che il programma di Brzezinsky è stato realizzato quasi integralmente. I suoi lettori lo hanno applicato alla lettera: l'Ucraina, con l'aiuto attivo dei polacchi e dei paesi baltici, è entrata nell'orbita occidentale. L'unica cosa che non aveva previsto, era che gli abitanti dell'est dell'Ucraina non avrebbero accettato questo stato di cose e si sarebbero ribellati, preferendo ricongiungersi alla Russia o rivendicare la propria indipendenza piuttosto che abbracciare l'Occidente.
Vero è che Brzezinski aveva imposto alla Russia delle condizioni impietose: «Perché la scelta dell'Europa - e di conseguenza dell'America - si riveli fruttuosa, la Russia deve rispondere a due esigenze: innanzitutto rompere senza ambiguità con il proprio passato imperiale; in secondo luogo smettere di tergiversare riguardo all’allargamento dei legami politici e militari tra Europa e America».
In altre parole, si intimava alla Russia di tornarsene a cuccia, smettere di abbaiare e strapparsi via denti e artigli (disarmo unilaterale). Ma Brzezinski non si accontenta di una Russia passiva e neutralizzata, vuole molto di più: una Russia smantellata e incapace di ricostruire la propria potenza di fronte a un’Europa molto più forte sul piano militare.
Egli spiega molto bene perché l'Europa debba assolutamente estendere la Nato verso Est e la Russia debba essere smembrata: «Una nuova Europa sta prendendo forma. Se essa vuol continuare a far parte dello spazio geopolitico detto "euro-atlantico", dovrà imperativamente estendere la Nato. Questo perché il concetto di Europa in espansione andrebbe in pezzi - con conseguente demoralizzazione dell'Europa centrale - se l'Europa abbandonasse l'idea di estendere la Nato dopo esservisi impegnata».
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Che dire? Di fronte a posizioni così chiare, è possibile che ancora esistano politici e giornalisti europei secondo i quali sarebbe la Russia a essere aggressiva e ad aver rifiutato le aperture occidentali?"
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Russofobia, mille anni di diffidenza
Guy Mettan
Sandro Teti Editore

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