Tutti uniti nella divisione

 

Sarà forse perché sono fortunato, oppure per l'educazione ricevuta, per la semplicità e la dolce sensibilità dei miei genitori, o forse per il contesto in cui ho vissuto… Fatto sta che per me la dicotomia di genere è una gemma preziosa da preservare, altro che da cancellare. E le scelte sessuali sono un fatto personale. E le differenze tra neri, bianchi, gialli e rossi sono così fatue che faccio perfino fatica a vedere i colori, e non sono daltonico. E le differenze tra le culture sono tesori da conservare e rispettare, altro che da spianare...
Non sono mai - dico mai - riuscito a trovare una minima differenza in termini di dignità tra uomini e donne, tra neri, bianchi, gialli e rossi, tra omo o etero, tra africani, asiatici, europei e americani. Nessuna differenza. Tutti esseri umani.
Oggi imperversa una cultura e una narrazione che non perdono occasione per rivendicare l’inclusione. E ci mancherebbe altro, chi può essere contrario?
Si parla di donne, colored (perdonatemi, ma non so più come chiamarli, forse con un inglesismo mi salvo!) e minoranze LGBTQ+ (chi più ne ha più ne metta) e si dice che tutti devono essere accettati. Giustissimo.
Ma questa idea di società così compartimentata e suddivisa in categorie, questa frammentazione, è così enfatizzata e reiterata che ora la vedo anch’io, anche dove prima non l’avevo mai vista. Questo schema è diventato così postulante e stucchevole che mi chiedo come si possa continuare a riproporlo: ogni volta che lo si ripete, lo si perpetua. Ho paura che se va avanti così a un certo punto, per contrappasso, comincerò a diventare sessita, razzista e omofobo. Naturalmente scherzo, ma mica troppo.
Il fatto è che continuare a dividere il mondo in categorie mi sembra una “tattica” completamente sbagliata per chi vorrebbe praticare l’inclusione! Non basterebbe ricordare che bisogna difendere i deboli? In questo modo includeremmo tutti quelli che vanno difesi - donne, “colored” e minoranze varie - e nello sforzo educativo includeremmo anche chi deve imparare a difenderli…
Difficile? Probabilmente si: smetterla di metterci gli uni contro gli altri probabilmente è difficile.
Il fatto è che, da quando sento parlare di questo mito della “società inclusiva”, a me sembra che la coesione sociale sia precipitata ai minimi storici e che siamo sempre più divisi e incazzati…
Una popolazione divisa perde lucidità ed è incapace di costruire una sintesi, su qualsiasi tema e argomento. Negli ultimi anni, le occasioni e i pretesti per creare divisioni e fazioni sono aumentati esponenzialmente, e i cosiddetti “pensatori”, analisti e giornalisti che dovrebbero aiutarci a decodificare gli eventi e i fenomeni sociali, sembrano dedicarsi a un compito che a me sembra in direzione esattamente contraria all’inclusione, cioè sobillano e fomentano le divisioni. Al punto che mi sono fatto persuaso che non può essere un caso.

Commenti