Tutta colpa del popolo bue

Per carità, io sono contento che tanti trovino perfetta la spiegazione dell’attuale drammatico momento di crisi internazionale associata alla persona di Donald Trump e allo sciagurato elettorato statunitense che l’ha scelto, ma a me, purtroppo, questa spiegazione non basta.
Non dico che il Carota non costituisca un fattore rilevante nella vicenda, ma mi chiedo se un presidente diverso (e “democratico”) avrebbe fatto cose e scelte poi tanto diverse…
Se è vero che questa notte Donaldone ha deciso, da solo e deliberatamente, in totale assenza di accordi internazionali e tantomeno dell’avvallo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, di sferrare un attacco contro un Paese sovrano, mi par di ricordare che anche i bombardamenti sulla ex Jugoslavia fossero stati decisi più o meno altrettanto inopinatamente da un presidente “democratico”, e se non ricordo male furono perfino sostenuti da un governo italiano al tempo presieduto da un leader di sinistra “scaltro e intelligente”. Non c’era Trump in quell’occasione.
E non c’era Trump quando, con la provetta in mano, gli Stati Uniti attaccarono l’Iraq.
Non c’era quel pazzo di Trump al tempo dei coloni che conquistarono il West regalando coperte al vaiolo ai nativi.
Non c’è stato sempre Trump tutte le volte che gli Stati Uniti hanno rovesciato i governi dell’Africa e dell’America Latina per mettere alla guida i loro fantocci; non c’è stato sempre Trump tutte le volte che in giro per il mondo sono scoppiate le cosiddette “rivoluzioni colorate” con lo scopo di innescare disordini e destabilizzazione; non c’era Trump al tempo dell’“incidente” del Tonchino e delle due bombe atomiche (le uniche sganciate finora) sul Giappone.
Detto ciò, vorrei che fosse chiaro a coloro i quali si ostinano a credere che tutto funzioni secondo schemi invariabili e infallibili, che il mondo è appena un po’ più complesso: dire che la causa di tutto questo casino non è Trump, non significa necessariamente essere “trumpisti” o “destrofasci”, più o meno come al tempo della pandemia esprimere perplessità rispetto alle fandonie che ci raccontavano sul magico siero (per esempio: prima da conservare a -90°C, poi a -70° e poi somministrato sulle spiagge con panino in regalo e infine anche in “cocktail” di tipi diversi) non significava essere “no-vax”.
Non è questione di Trump e mica Trump, perché in mancanza di Trump ci sarà qualcun altro a interpretare il solito copione del capitalismo, il quale è totalmente sprovvisto del minimo livello di etica e opera sistematicamente con la sua arma più micidiale: l’imperialismo. E se c’è un “popolo bue” è quello costituito da chi non l’ha ancora capito, e non da chi vota Trump o chiunque altro prospetti un’ipotetica soluzione di continuità dello status quo. Non esistono politici giusti o sbagliati: in ogni caso non saranno altro che burattini nelle mani del capitale, e ancor più della finanza, la quale non ha faccia, figuriamoci se può avere un cuore. L’anima invece sì, la finanza quella ce l’ha, ed è nera.
Ancora una cosa. Vorrei spendere una parola sul termine “sovranismo” a beneficio di chi lo usa sempre con un’accezione negativa, come se il sovranismo fosse una bestemmia, un crimine, un reato, una colpa. Guardate che il sovranismo non è una malattia, non è necessariamente una brutta cosa solo perché i media l’associano sempre a personaggi come il Carota o la Melona, i quali, tra l’altro, lo citano a totale sproposito. Del resto, anche “democrazia” e “diritti” sono parole spessissimo citate a sproposito, ma non per questo vengono demonizzate.
Il sovranismo è difesa dell’identità di popolo e sì, anche dei suoi confini, ma non nella forma becera di isolamento e “purezza della razza” come si vorrebbe far credere. La difesa dei confini del vero sovranismo non ha nulla a che vedere con l’odio per lo straniero e il “diverso”, ed è proprio tutta un’altra cosa, oserei dire l’opposto. Il sovranismo è pensare con la propria testa in modo indipendente, senza subire ingerenze. È fare scelte politiche, sociali ed economiche adeguate alla situazione del proprio paese, senza subire pressioni o sottostare a condizioni vessatorie.
E poi, pensateci bene: per i media il sovranismo è quella cosa che, a comando, viene definita a volte come un sacro valore e a volte come una deprecabile vergogna, a seconda, per esempio, che a tirarlo in ballo siano l’Ucraina e IsraeIe oppure la Russia e l’Iran: nel primo caso è un sovranismo buono, mentre nel secondo è cattivo. Questa è la realtà dei fatti, alla luce della quale ditemi: chi è razzista e chi no?


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